Domenica 12, sabato 18 domenica 19, sabato 25 domenica 26 Maggio 2019
(apertura dalle ore 9.00 alle ore 18.00)
Mostra presso la Comunità Nazareth Pitturello
via Papa Giovanni XXIII, 45/aTorre de’ Roveri, Bergamo
Una mostra per fare memoria, tra foto e storie vissute dai profughi del 1948.
“La Nakba non deve essere relegata nel passato. Le immagini più recenti provenienti dalla striscia di Gaza confermano l’attualità di questo dramma e ci ricordano che parlare di Nakba vuol dire sempre più parlare della sofferenza quotidiana di uomini e donne privati dei più basilari diritti umani”.
Simone Sibilio – “NAKBA – La memoria letteraria della catastrofe palestinese” (edizioni Q, 2013)
Mentre il 14 maggio 1948 finiva il mandato britannico in Palestina e nasceva lo Stato d’Israele, il 15 maggio 1948 iniziava la Nakba, termine che letteralmente in arabo significa “catastrofe” e corrisponde all’esodo di 700.000 Palestinesi dalla Palestina storica.
Le città palestinesi vennero così distrutte o inglobate nel neonato stato.
Per il popolo palestinese la Nakba corrisponde quindi all’inizio della diaspora. Le atrocità perpetrate dalle forze sioniste obbligarono il popolo autoctono a lasciare tutta la loro vita quotidiana e la loro terra, disperdendosi nei campi profughi tra la Cisgiordania, Gaza e negli altri Stati Arabi.
Nei Palestinesi, forte e martellante è la speranza del ritorno, frutto della sofferenza per il distacco dalla propria terra e l’ansia per la ricerca dei propri familiari.
Il “ritorno” diventa anche il tema principale della letteratura palestinese della Nakba, a cui si accompagna una frenetica scrittura per mantenere forte e salda la memoria da tramandare ai figli.
Chi scappò nel 1948 non poté più ritornare. Le case vuote, lasciate con la speranza di potervi fare ritorno e per questo con all’interno cose personali quali vestiti, foto, libri, furono assegnate a “proprietà di assenti” e quindi ai nuovi abitanti della Palestina. Ancora oggi, i Palestinesi conservano con amore, orgoglio e gelosia le vecchie chiavi delle loro case ormai perdute.