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25.09.17 | Probabile trasferimento “senza precedenti”

Abbiamo ricevuto questa notizia del rinvio della sentenza a data non stabilita. Ti terremo aggiornato e continuiamo a pregare.
Agnese & Aziza

URGENT NOTICE:
Jahalin Solidarity has received the following from Adv. Shlomo Lecker:Today, 24.9.17, at about 12.00 noon, HCJ Judge Hendel decided to accept the third application filed by Adv. Lecker, requesting postponement of the hearing of the Al Khan al Ahmar cases, set for hearing tomorrow (Mon. 25.9) at 09:00.Adv. Lecker believes that this postponement will now allow him reasonable timeto prepare the community’s response (actually a new petition) to the State’s decision to relocate the community and the school.No date has yet been set for the hearing, but Jahalin Solidarity hopes to beable to inform you, as soon as it is scheduled.
Many thanks.  Not least for any continued pressure to address this issue.
Vi alleghiamo un breve riassunto dell’incontro di ieri e un articolo che è stato pubblicato sul giornale Al Jazeera.
Stiamo chiedendo di continuare a sostenere i Beduini con la vostra preghiera e il vostro supporto morale.
Agnese & Aziza

 

PROBABILE TRASFERIMENTO DI UN’INTERA CITTÀ BEDUINA “SENZA PRECEDENTI”LA COMUNITÀ PALESTINESE DI KHAN AL-AHMAR È PESSIMISTA SUL PROSSIMO VERDETTO DELLA CORTE SUPREMA DI ISRAELE RIGUARDO AL CASO DI ESPULSIONE FORZATA.
Un intero villaggio composto da più di 40 famiglie beduine palestinesi sarà espulso con la forza se verrà attuata una decisione della Corte Suprema Israeliana.
I residenti del villaggio di Khan al-Ahmar, che si trova vicino alla Gerusalemme Est occupata, si stanno preparando a combattere l’imminente decisione della Corte, che essi ritengono intrinsecamente “di parte”. Lo scorso febbraio i residenti del villaggio hanno ricevuto un ordine di demolizione. Il capo del villaggio, Eid Abu Khamees, ha riferito che all’inizio di questo mese hanno ricevuto dalle forze israeliane un avviso verbale sul piano dello Stato riguardo al loro trasferimento. Egli dice che il villaggio sta lottando per la propria esistenza da quando Israele ha occupato la West Bank nel 1967 ed ha annesso Gerusalemme Est più tardi in quello stesso anno.
Il villaggio, abitato dalla tribù Jahalin, da allora si è trovato circondato da insediamenti ebraici politicamente influenti – Maale Adumin ad est e Kfar Adumin ad ovest. “Il villaggio è diventato come una prigione, circondato e intrappolato” ha detto Khamees ad Al Jazeera.
“I Beduini basano la propria ricchezza sulle proprie greggi e sui propri animali, ma così circondati non abbiamo più lo spazio necessario per far pascolare il bestiame” ha spiegato il capo villaggio cinquantaduenne. Il gruppo israeliano per i diritti, B’Tselem, sostiene che il trasferimento forzato di un’intera comunità palestinese nei territori occupati sarebbe “praticamente senza precedenti” dal 1967.
Khamees ha aggiunto che in particolare negli ultimi anni, con la costruzione del muro di separazione che blocca l’accesso alla Città Vecchia di Gerusalemme, i residenti del villaggio hanno subito un grave impatto economico. “Ogni anno i Beduini vendono parti sempre maggiori del proprio bestiame solo per riuscire a sopravvivere… I Beduini di Gerusalemme Est non possono più nemmeno vendere i propri prodotti ai mercati” ha continuato Khamees.
L’udienza del tribunale, prevista per il 25 settembre, si occuperà di due questioni; una petizione presentata dall’avvocato della comunità contro l’ordine di demolizione e il caso presentato dal movimento dei coloni che chiedono la distruzione dell’unica scuola del villaggio che ospita più di 150 bambini.
L’avvocato della comunità definisce “critica” l’attuale situazione e il clima politico è senza precedenti. La decisione di trasferire la comunità è arrivata tre settimane dopo che Avigdor Lieberman, Ministro della Difesa di Israele, il mese scorso ha rivelato ai media locali il progetto dello Stato di procedere con l’espulsione della comunità di Khan al-Ahmar.
Lieberman ha aggiunto che anche il villaggio di Susya, nella West Bank, riceverà nelle prossime settimane l’ordine di espulsione.
Al-Haq, un’importante ONG per i diritti umani con sede a Ramallah, ha detto che l’obiettivo principale dietro la questione di Khan al-Ahmer è espellere i Palestinesi dall’intera area.
Tahseen Elayyan, ricercatore di Al-Haq, ha detto ad Al Jazeera che “L’obiettivo dietro le demolizioni e gli altri provvedimenti a Khan al-Ahmer, Susya e nel resto della West Bank occupata è creare un ambiente repressivo per obbligare i Palestinesi ad andarsene e lasciare il posto ai coloni israeliani”. In ultima analisi questo collegherebbe il villaggio al vicino insediamento di Maale Adumin e renderebbe quest’area parte di Gerusalemme Est.
L’area C della West Bank, che comprende Khan al-Ahmar e altri villaggi palestinesi, è sotto il totale controllo amministrativo e militare israeliano. Essa include tutti i 125 insediamenti della West Bank, in cui vivono più di 300.000 coloni. Per la legge internazionale gli insediamenti sono considerati illegali.
Sebbene quest’area copra più del 60% del territorio palestinese, meno del 5% della popolazione palestinese vive qui a causa delle rigide restrizioni alla pianificazione, costruzione e accesso alle risorse, tra cui all’acqua.
Secondo Al-Haq, nel 2016 le forze israeliane hanno demolito 575 strutture – il 73% in più rispetto al 2015 – con il pretesto che non avevano le necessarie licenze a costruire. Di queste, più di 300 erano case che davano riparo a circa 1600 persone, ora traslocate con la forza. E dall’inizio del 2017 l’esercito di Israele ha demolito 116 strutture, comprese 64 case, obbligando 347 persone a trasferirsi.
Shlomo Lecker, l’avvocato che lavora con i Jahalin dal 2009, ha raccontato ad Al Jazeera che diverse ONG israeliane a favore dei coloni nel corso dell’anno hanno presentato allo Stato delle petizioni riguardo le “strutture illegali”, reclamando per l’assenza dei necessari permessi a costruire. Ma i residenti hanno risposto che è impossibile ottenere questi permessi.
“La situazione non è mai stata così critica a causa degli sviluppi politici”, ha detto Lecker, che è un avvocato indipendente con sede a Gerusalemme Ovest. “Ora lo Stato sta per annunciare che la scuola sarà eliminata” ha spiegato, riferendosi ai più recenti sviluppi politici.
I movimenti a favore dei coloni hanno alle spalle una storia di aiuto al governo israeliano nell’espulsione delle comunità palestinesi e nella demolizione delle case di proprietà di Palestinesi.
Regavim, una ONG sionista, come dichiarato nella pagina web del gruppo, lavora dal 2012 in collaborazione con lo Stato al monitoraggio delle attività di costruzione nei villaggi e nelle città palestinesi di Gerusalemme Est.
Khamees dice che il gruppo controlla la sua tribù ed è alla base delle difficoltà della gente. “Ci controllano giorno e notte, assicurandosi che nemmeno una singola unità venga costruita nel nostro villaggio” dice.
Secondo il sito, Regavim lavora “per raccogliere risorse ufficiali e statali per agire secondo i principi del Sionismo … contattando le autorità responsabili della gestione delle terre e dell’applicazione della legge, chiedendo che esse prendano tutte le misure legali necessarie a fermare e demolire le costruzioni illegali”.
Israele sperava di poter trasferire la tribù dei Jahalin nel villaggio palestinese di Nuwei’ma nella Valle del Giordano, ma, secondo Khamees, quella terra era territorio confiscato offerto loro a spese di un’altra popolazione palestinese.
“Ovviamente tutte le parti hanno rifiutato questa proposta” ha spiegato Khamees. Poi ha aggiunto “Ora vogliono spostarci nella città di al-Eizariya nella West Bank. In quel territorio hanno confiscato una parte di terreni e ci hanno detto che questa era la loro soluzione”.
I residenti dicono che l’area di al-Eizariya è in gran parte chiusa e non ha nulla a che fare con la cultura e lo stile di vita dei Beduini e la paragonano alla “prigione di Guantanamo”. E i residenti di al-Eizariya si rifiutano di rinunciare alla propria terra, aggiunge Khamees.
“Sono i legittimi proprietari e non cederanno le proprie terre a nessuno – né ai Beduini, né ai Palestinesi, né agli Israeliani, né a nessun altro” dice – un’argomentazione che è stata inclusa in una dichiarazione dei residenti di al-Eizariya.
Nel frattempo, in una lettera indirizzata al governo israeliano il 4 settembre, B’Tselem ha sottolineato che se l’espulsione e il trasferimento forzato delle comunità di Khan al-Ahmar e Susya fosse attuato con successo, per la legge internazionale ciò costituirebbe un crimine di guerra.
Al Jazeera ha contattato il COGAT (Coordinatore delle Attività del Governo nei Territori), un corpo militare israeliano che amministra una parte della West Bank, per chiedere un commento a riguardo, ma al momento della pubblicazione non ha ricevuto alcuna risposta.
Sia Lecker che Khamees hanno delle riserve simili sulla decisione anticipata del tribunale. “La dichiarazione del Ministro della Difesa sembra indicare che questa volta sono quasi certi di riuscirci [a demolire i due villaggi], altrimenti non avrebbe potuto fare un simile annuncio” Ha detto Lecker, il quale ha aggiunto che lo scenario migliore potrebbe essere un rinvio della decisione del tribunale.
Khamees è particolarmente pessimista, dato che, secondo lui, un colono giudicherà la prossima udienza. Ha detto: “La decisione di demolizione sarà discussa in un’udienza in cui lo stesso giudice è un colono, che basa la sua decisione sulle leggi di un potere di occupazione. Quindi mi aspetto che la decisione del 25 settembre sarà dura e pericolosa”. “Se il giudice è uno di loro – ha aggiunto – con chi si potrà reclamare?”
Traduzione dall’originale inglese di Roberta C.